Raduni e Tour
Viaggio in Turchia (03/08/04)
(by Moro)
Salve a tutti,
dopo Grecia 2003 quest’anno abbiamo deciso di spingerci ancora un po’ di più ad
est, affrontando un viaggio in Turchia.
Abbiamo sostituito il Burgman Business 400 con il nuovo Suzuki Burgman 400ie
che, al di là dell’inconveniente di strappare intorno ai 3000 giri, è comunque
un mezzo ideale da viaggio.
Dopo averlo caricato all’inverosimile (una borsa tipo quelle da palestra sotto
la sella, bauletto da 33 lt sul portapacchi, borsa tunnel da 20 lt e 2 borse
laterali da 25 lt. ciascuna, siamo partiti il 3 Agosto da Cesena alla volta di
Brindisi.
700 km tutti di un fiato e, la mattina dopo, pronti per l’imbarco con partenza
alle 11.30.
La nave turca è un vecchio traghetto scandinavo degli anni 70, rimaneggiato ma
di livello veramente scadente, specialmente se confrontato con gli attuali
traghetti italiani che si offendono se li chiami traghetti.
La traversata dura circa 36 ore con il suggestivo passaggio dallo stretto di
Corinto in Grecia.
Sbarchiamo a Cesme alle 19:00
del 5 Agosto e dopo un’ora di pratiche doganali (sono pignoli e lentissimi) ci
fiondiamo verso Izmir dove avevamo prenotato l’unica notte dall’Italia.
E’ sera e Izmir è ancora calda, il traffico non è eccessivo, ci aggiriamo per le
strade a cavallo del nostro scooter, soli... una sensazione fantastica. Ti senti
lontanissimo da casa, in una terra che ti sembra tanto diversa, a bordo del tuo
mezzo, ma tra la gente che ti nota (gli scooter turchi incontrati in 12 giorni
si contano sulle dita di una mano), le auto, i carri trainati dai somari, i
minareti illuminati ahhhhh che soddisfazione! Trovare l’hotel è stato facile,
tutti sono cordiali e disponibili. I jolly sono i taxisti che, senza una parola
di inglese, ti spiegano a gesti il percorso.
Siamo stanchi, mangiamo una pizza turca (ed entriamo subito in contatto con i
sapori e le spezie orientali che ci accompagneranno per tutto il nostro
soggiorno, salvo 2 puntatine da McDonalds) e subito a letto. La mattina dopo ci
attendono 550 km.
6 Agosto. Colazione, bagagli sul destriero (che ha passato la notte in strada
sotto l’occhio del boss dell’hotel) e via verso Konya.
Attraversiamo l’altopiano dell’Anatolia centrale senza particolari problemi. Il
caldo è sopportabilissimo dato che il livello sul mare è sempre rilevante. La
strada si alterna da doppia corsia a corsia singola per ogni senso di marcia, ma
è sempre sufficientemente larga per mantenere una buona andatura. I distributori
di benzina sono molto frequenti e, nonostante la ridotta capacità del serbatoio
del Burghy, non abbiamo mai problemi di riserva.
Arriviamo a Konya verso le 17:00. Konya è una delle città più conservatrici
della Turchia. Qui è nato l’ordine dei dervisci e qui si trova lo stupendo museo
Mevlana con la moschea attigua.
Non eravamo abbastanza stanchi
(sic!) e ci siamo fatti organizzare dalla reception dell’Hotel una serata
compresa di cena e spettacolo dei dervisci danzanti alla modica cifra di
50.000.000 di lire turche (non spaventatevi erano solo 28 Euro per 2 persone!).
Splendido e suggestivo specialmente perché lo sfondo della scena (una terrazza
all’aperto) era corredato da 2 minareti ben illuminati.
La mattina successiva, visita alla moschea di Aladino sulla collina in centro
alla città e puntatina al museo Mevlana fondatore dell’ordine dei dervisci.
Semplicemente splendido!
Nel primo pomeriggio partenza per Side, la prima città che visiteremo sulla
costa meridionale della Turchia passando per il lago Behisehir. Lungo questo
percorso abbiamo avuto la più brutta esperienza del viaggio: ad un certo punto
la strada diventa un cantiere non segnalato e la superficie stradale si rivela
composta da catrame fresco e sassi (neri!!!). Tentiamo di passare a lato dove è
rimasta una strisciolina di ghiaia bianca ma poi termina e non possiamo fare
altro che navigare sul catrame fresco. Per le mie coronarie è uno shock non da
poco. Sentire che le ruote raccolgono tutti i sassi rivestiti di catrame e li
spargono ben bene all’interno dei parafanghi, del radiatore, dello scudo
anteriore, ovunque... fino ad arrivare perfino nel risvolto del pantaloni! Ho
pensato proprio che lo scooter fosse irrimediabilmente danneggiato. A fasi
alterne, avremo percorso 5/6 km di strada catramata. Terminata questa odissea,
sbuchiamo sulla strada principale a pochi km da Side e cerchiamo subito un
distributore di benzina con lavaggio annesso al fine di tentare subito la
pulizia dello scooter. Fortunatamente c’è n’è uno a poca distanza ed un addetto
si prende cura del nostro mezzo. Un’ora buona di lavaggio con benzina spruzzata
sotto pressione e lo scooter sembra ritornato nuovo. Costo dell’operazione: 3
milioni di lire turche (circa Euro 1,60!!!!)
Dopo solo 250 km, giungiamo stremati a Side; non riesco nemmeno ad uscire
dall’hotel per andare a cena. Elena fa un giro e si procura due pizze turche
(ottime!!!) e le mangiamo in terrazzo con una coca, davanti ad uno splendido
tramonto. Lo scooter, come tutte le notti passate in Turchia, “dorme” fuori,
sulla strada pubblica assicurato con un Block alla ruota posteriore.
Il giorno successivo, colazione
in hotel e via, a visitare lo splendido sito archeologico di Side con annesso il
museo. Tutta arte e reperti greco/romani tenuti abbastanza bene.
Pomeriggio in spiaggia. Qui il
mare e le spiagge non sono stupende, l’acqua è molto calda e ci sono molti
turisti del nord Europa che affollano le spiagge; soprattutto giovani. Zero
italiani. Vuoi per lo scooterone (al quale i Turchi non sono abituati), vuoi per
la targa italiana (se ne vedono pochissime) ma in sella al Burghy, ci guardano
come marziani... È quasi imbarazzante. Penso che una motocicletta sarebbe
passata con più indifferenza.
Dopo 2 notti a Side ripartiamo per Antalya che sarà la nostra base per le visite
dei siti di Perge, Aspendos e Termessos. Ad Antalya il clima è terribile. Fa un
gran caldo ma quel che più da fastidio è l’umidità. E’ al massimo! Dal porto non
si vede a più di 2 km di distanza a causa della nebbia umida. Ci dicono che è
sempre così, in estate. Il centro storico è inferiore alle aspettative e
decidiamo quindi di sostare solo una notte anche perché i primi due siti li
abbiamo visitati durante il percorso SideAntalya. Seratina di pesce presso la
pensioncina che ci ospita (con aria condizionata!) al costo di 6 euro ad orata e
la mattina dopo, caricati i bagagli sullo scooter partiamo per la visita di
Termessos.
Termessos si trova sui monti a nord di Antalya e qui si respira un’aria
decisamente migliore. Dopo aver pagato il ticket, iniziamo una ripida scarpinata
che in 45 minuti ci porta in cima al sito per ammirare il teatro immerso tra le
nuvole e le rocce circostanti. Non abbiamo ancora deciso se ne valga la pena...
E’ suggestivo, ma che fatica!
Ripartiamo verso est, non sappiamo dove arriveremo anche perché il traffico è
intenso, la strada interrotta da frequenti lavori in corso e il caldo veramente
deciso.
Incredibile, passato Kas il clima cambia decisamente ed una leggera brezza
accompagna il nostro percorso. La costa è bellissima; la strada corre lungo
insenature meravigliose che creano calette e piccole spiagge con un mare
multicolore. Dondolarsi tra le curve in scooter dà un gran gusto e ci ripaga
ampiamente del tratto precedente. Ci fermiamo varie volte a riprendere con la
telecamera il paesaggio. Inoltre la bellezza è accentuata dal sole che sta
calando e si riflette sul mare. Che spettacolo! E’ proprio una visione che ti
prende il cuore e ti trasmette un senso di appagamento per la vacanza che stai
trascorrendo. Ti viene da pensare: ce la stiamo proprio godendo!
Arriviamo a Patara (segnalataci sulla Lonely Planet come meta da non perdere) e
troviamo alloggio in una pensioncina con piscina a conduzione famigliare.
Abbiamo percorso 220 km, forse con i migliori panorami di tutto il viaggio.
La mattina successiva decidiamo di visitare il canyon Saklikent a circa 40 km da
Patara. E’ un luogo veramente originale. Dopo aver costeggiato il letto di un
fiume per una decina di km, ci si trova all’inizio di un vero e proprio canyon
che si risale a piedi con i piedi nell’acqua. E’ freschissimo e molto
suggestivo. C’è anche da superare un guado con l’acqua freddissima e impetuosa.
E’ piacevolissimo il contrasto con il caldo dell’aria e la frescura dell’acqua.
Pranziamo su delle palafitte costruite sul corso di un ruscello. E’ pieno di
turisti (no italiani) ma non danno fastidio.
Il pomeriggio lo passiamo sulla
magnifica e selvaggia spiaggia di Patara (da non perdere!!) a bagno nel mare
mosso e a farci un po’ di foto.
La mattina successiva, bagagli
sullo scooter (ha dormito insieme alle galline….) che è sempre più sporco e
partenza alla volta di Marmaris. 200 km, una bazzecola. Alle 10,30 ci imbattiamo
(segnalata nella guida) nella spiaggia di Oludeniz (in turco: mar morto), poco
prima di Fethiye. E’ il più bello specchio di mare della Turchia che abbiamo
visto. Dalla strada costiera si scende verso questa insenatura che chiude le
acque del mare a formare una laguna naturale di acqua salata, super trasparente.
Dovevamo solo vederla, ma ci siamo cambiati in una cabina sulla spiaggia e ci
siamo letteralmente buttati in mare! Che gusto! C’era abbastanza gente, ma il
posto è talmente bello, che rimani catalizzato dall’ambiente e dall’acqua. Dopo
un paio d’ore e un panino al kebab, siamo ripartiti per la nostra meta, Marmaris.
Marmaris è come Rimini. Un ampio lungomare con grandi alberghi e traffico
sostenuto. Alla sera, nel centro storico, vicino al caratteristico porticciolo,
la gente approfitta delle decine di bar e sedie all’aperto per mangiare e
trascorrere la serata.
Per un migliore rapporto
prezzo/qualità del cibo, non è consigliabile cenare qui anche se sembra la
scelta più facile. Basta uscire un po’ dalle vie più trafficate (con lo scooter
scarico dei bagagli, non è un problema) e trovi carinissimi localini frequentati
quasi esclusivamente dai turchi. Ti trattano meglio, mangi meglio e spendi
decisamente meno. Certo, bisogna cercare.
Durante le varie cene, in contrasto rispetto al detto secondo il quale “il
motociclista non sceglie il posto migliore per mangiare ma quello dove ha sempre
sott’occhio la moto” abbiamo abbandonato lo scooter in zone che cercavamo più
sicure possibili, con l’antifurto di serie e il block di cui ho già parlato.
Certo, se volevano lo potevano caricare a forza su di un furgone e non lo
trovavamo più ma, abbiamo pensato: “a chi lo vendono un Burgman qua in Turchia?”
Non è certo un mezzo appetibile visto che in giro non se ne vedono! Inoltre
succedeva che quando ero fermo ad aspettare Elena, che magari era andata in
banca a cambiare in lire turche, capitava spesso che qualcuno si avvicinasse per
chiedere informazioni sullo scooter; abbiamo così scoperto che in Turchia, chi
possiede una moto, non possiede l’auto. Quando dicevamo che noi due, in Italia,
avevamo entrambi, facevano i complimenti ad Elena per aver sposato un uomo così
ricco! (sic!)
Dopo la serata nel marasma di Marmaris (ci sono certi vicoli dove, camminandoci,
la musica proveniente dai vari disco bar non ti abbandona mai perché dove si
abbassa quella del prima, si sente già quella del successivo), siamo ripartiti
il giorno dopo (peccato avevamo trovato un hotel veramente sciccoso a soli 40
euro a notte!) alla volta di Bodrum, l’antica Alicarnasso.
Bodrum è veramente carina. E’
un paesino (inizialmente di soli pescatori) costruito in stile mediterraneo
(tipiche abitazioni a forma di zolletta di zucchero) adagiate su di una conca
che degrada al mare. Anche qui c’è tanta gente, ma non ci sono i mega hotel da
400 camere come a Marmaris e tutto è più mignon.
Sorge sulla frastagliata costa Egea ed è considerata una delle località
turistiche più cosmopolite e attraenti della Turchia. L'animato porto di Bodrum
è il punto di partenza ideale per andare alla scoperta, a bordo di un
tradizionale "caicco", delle piccole insenature, delle pittoresche baie, nonché
delle bellissime spiagge, irraggiungibili via terra. Oltre alle tipiche case
bianche, la città ospita un bellissimo castello medievale utilizzato dei
Crociati nel XV secolo, il Castello di San Pietro (visita da non perdere)
costruito su un isolotto al centro della baia, dove sorgeva l'antico
insediamento dorico, e un vivacissimo lungomare ricco di bar, negozi, boutiques,
ristoranti e discoteche aperte fino a tarda notte. C’è anche la statua di
Erodotos, che, si narra, ebbe i natali proprio a Bodrum.
Dopo una notte passata a Bodrum,
ripartiamo in direzione Marmaris. Questo è stato l’unico errore della vacanza,
ma non conoscendo bene i luoghi, può capitare. Infatti abbiamo dedicato poco
tempo a Bodrum e la sua penisola che propende verso est, sull’Egeo. Abbiamo
chiacchierato con una coppia Turco (lei) tedesca (lui) che abitano a Bodrum e ci
avevano consigliato di non perderci un giro intorno alla penisola. Specialmente
la sera, recarsi sul promontorio a godersi il tramonto dev’essere un’esperienza
unica. Purtroppo avevamo il nostro road book che ci obbligava a ripartire.
Arriviamo a Marmaris dopo aver visitato il sito di Priene che è posto sulle
pendici di un monte che si innalza su una suggestiva ed immensa pianura. E’ un
sito piccolino che si visita in meno di 2 ore ma non per questo meno
interessante di altre rovine.
La bellezza di Bodrum non è
confrontabile con Marmaris che è un agglomerato di condomini prospicienti il
golfo (molto bello devo dire) che rimane stretto tra la collina ed il mare. E’
un dedalo di viuzze piene di cianfrusaglie per i turisti ed anche il livello dei
turisti è molto basso.
Le spiagge sono quasi inesistenti tranne la zona detta “spiaggia delle donne”
dove si ammassano tutti quelli che cercano un po’ di battigia.
A sud di Marmaris c’è il parco naturale della penisola di Dilek. E’ una zona
super pattugliata poiché, essendo un promontorio sull’Egeo, in passato partivano
piccole imbarcazioni di turchi diretti nelle vicine isole della Grecia. E’ un
ambiente incontaminato ed è molto piacevole percorrerlo in moto. Ogni 2/3 km ci
sono delle calette dove i turisti locali (c’erano solo ed esclusivamente turchi)
hanno organizzato baretti e piccoli ristoranti lungo la spiaggia (sia sassosa
che di sabbia).
E’ molto carino ma nulla se confrontato ai paesaggi ed alle spiagge che abbiamo
incontrato i giorni precedenti lungo il nostro percorso.
Così, dopo due notti passate a Marmaris, abbiamo girato le ruote in direzione
Cesme dove, la sera del 16 Agosto ci aspettava il traghetto per Brindisi.
Non paghi della moltitudine di ruderi e reperti antichi, non abbiamo mancato di
visitare il museo ed il sito di Pergamo, a 50 km da Marmaris. Non sono da
perdere!
Siamo ripassati per Izmir,
il giorno successivo all’ora di
pranzo. All’andata infatti avevamo mangiato un’ottima pizza turca in un localino
e volevamo tornarci. Il posto l’abbiamo ritrovato ma, dato che loro non
parlavano una parola di inglese, non siamo riusciti a riprendere la stessa pizza
e quella servitaci non era così buona...
Ormai il viaggio volge al termine.
E’ il 16 Agosto e si riparte da Cesme per Brindisi. Durante la lunga attesa per
le pratiche doganali, abbiamo conosciuto una simpatica coppia di Napoli anche
loro in moto, con i quali, per i due giorni di navigazione ci siamo raccontati e
confrontati su tutte le esperienze vissute e le sensazioni provate che speriamo,
di avervi trasmesso almeno in parte, con questo racconto.
Alla prossima!
DATI TECNICI E CONSIGLI DI VIAGGIO
Come già detto lo scooter è un Suzuki Burgman 400ie acquistato in Aprile 04.
Alla partenza aveva 5612 km ed era stato appena tagliandato. La casa prevede il
tagliando ai 6000 km ma ho effettuato lo stesso il tagliando per partire con la
moto in ordine.
Al ritorno, il conta km segnava 9.586. tot. 3.974 Km
Le strade turche non sono il massimo per uno scooter. Infatti si alternano
chilometri di strada in ottime condizioni con tratti in cui l’asfalto, vuoi per
il calore, vuoi per i camion, si “arriccia” e crea notevoli scuotimenti nella
guida. Ogni tanto si incontrano anche delle buche ma sono sempre causate dalle
deformazioni del manto stradale. Ad ogni modo lo scooter non ha riportato alcun
danno ma un enduro sarebbe stato più adatto.
La velocità massima ammessa per le 2 ruote è di 78 km orari e la polizia, dotata
di laser, è molto presente. Ci siamo anche beccati una multa (180.000.000 di
lire turche! – sono 95 euro) per eccesso di velocità. Andavamo ai 103 in
discesa, in una strada a 4 corsie… D’altra parte se ti sposti tra un paese e
l’altro, e vista la vera scarsità del traffico extraurbano, come si fa ad andare
ai 78???
In contrasto con gli avvertimenti ed i consigli ricevuti prima di partire, non
abbiamo trovato che il conducente turco sia così indisciplinato. Nessuno passa
col rosso e tutti rispettano le moto, accostandosi a destra per permetterti il
sorpasso senza dover oltrepassare la riga continua.
Nessuno sfreccia come un pazzo; la polizia è ovunque.
I distributori della benzina sono uno, attaccato all’altro, ma la verde costa
(anzi costava, la scorsa estate) come in Italia.
Per quanto riguarda l’alloggio, non abbiamo mai avuto problemi a trovare posto
in hotel o pensioni a conduzione famigliare anche nei giorni di massima
affluenza turistica. Si sono sempre rivelati puliti (tranne il primo a Izmir che
abbiamo cambiato) e funzionali. L’aria condizionata è ovunque. Minima spesa 19
euro in 2 ad Antalya. Massima 45 euro a Izmir. Però ad Izmir, 2 pizze turche, 2
coca cola e 2 the = 6 euro!
Invece in alcuni posti tipo Marmaris lungo la passeggiata principale, si spende
come a Cesenatico.
Il pesce è cucinato in modo molto elementare. Tutto alla griglia senza alcuna
preparazione (tipo Isola dei Famosi). Dopo i primi due giorni di pesce (sempre
quello) siamo passati alla carne. Il Kebap è cucinato in tutte le salse e se vi
piace il sapore della pecora è il massimo.
Abbiamo evitato le verdure fresche, il ghiaccio e l’acqua non imbottigliata
poiché entrambi siamo cagionevoli di pancia…. Gli amici di Napoli invece hanno
mangiato di tutto e sono stati bene.
Nei luoghi più turistici della costa, il turista è visto come un pollo da
spennare; hanno la convinzione che stia passando una banca ambulante dalla quale
prelevare denaro contante!
Come in ogni paese musulmano ci sono sempre i negozianti ed i butta dentro dei
ristoranti che non perdono occasione per attaccare bottone al fine di
“attaccarti” il loro prodotto.
Dopo qualche giorno comincia ad essere fastidioso e cominci a fare il giro largo
per non passare davanti al negozio con l’adescatore. Alla fine abbiamo comprato
nei negozi (pochi) dove non c’era nessuno all’ingresso. Onestamente non abbiamo
capito il vantaggio, per i venditori turchi, di adottare questo sistema. I pochi
italiani che abbiamo incontrato evitavano anche loro questi negozi e, per il
proprietario ne deriva sicuramente una perdita... forse gli altri stranieri
beccano….
Bisogna stare molto attenti, specialmente i primi giorni, a prendere
dimestichezza con le banconote da decine di milioni di lire turche. Uno zero in
più (nelle cifre della cartamoneta non ci sono i puntini delle migliaia) e gli
hai dato 10 euro invece che 1. Loro lo sanno e molti ci provano a fare i furbi.
Il nostro primo impatto è stato con un benzinaio di Izmir che, a tutti i costi,
voleva essere pagato 10 volte di più.
Tutti sono molto gentili e disponibili con i turisti specialmente se siete
italiani. Semplici informazioni stradali diventano occasioni di lunghe
chiacchierate in inglese o in tedesco. Alcuni parlano anche un po’ di italiano.
Gli italiani sono veramente pochi da queste parti ma sono molto ben visti. Ogni
turco conosce praticamente la formazione delle maggiori squadre di calcio
italiane.
Le magliette con i nomi dei calciatori italiani la fanno da padrone in ogni
bazar.
Ci avevano detto di non girare di sera in moto poiché loro girano a luci spente
e sarebbe stato pericolosissimo. Non abbiamo riscontrato questa abitudine.
Abbiamo circolato di sera e tutti tenevano le luci accese e guidavano
normalmente.
Non andate in Turchia pensando di visitare un paese del terzo mondo. Ci sono
parti (specialmente sulla costa) che sono identiche alle nostre località
turistiche. E le grandi città non differiscono molto dalle nostre. Le ragazzine
turche, fumano, bevono e girano anche loro con l’ombelico in vista!
Il parco “mobile” va dal carro trainato dai somari, alle auto più moderne,
passando da vecchie e fumose carrette che avranno 30 anni.
Le due ruote invece sono rare. Ci sono tanti sidecar marca Jawa e dell’ex unione
sovietica, specialmente nelle zone più rurali.
Per quanto riguarda l’abbigliamento e il bagaglio, ci siamo portati a testa
circa 5 magliette, vario intimo, 2/3 shorts e un paio di panta lunghi (mai
usati). 1 paio di scarpe da ginnastica + un paio di sandali di gomma che fanno
anche da ciabatte in camera. E poi, teli da mare, slip, beautycase, phon, filo e
mollette per stendere i panni (si, in 17 giorni di vacanza in moto, bisogna
lavare….) un giubbino di jeans (poco usato), il k-way + pantavento per la
pioggia (beccata una volta tra le montagne), un pullover di cotone (usato una
volta), cappellini per il sole, telecamera, fotocamera, cartine stradali,
medicine a volontà ed altre cose personali.
Inoltre ci siamo portati a casa un Narghilè alto 60 cm (smontato) ed un tappeto
(si, ce l’hanno attaccato…) di 190x136cm oltre a tanta bigiotteria acquistata da
Elena lungo tutto il viaggio (dice che hanno pezzi e prezzi introvabili da
noi!).
Ciao!